Cenni Biografici
Antonio Amore nasce a Catania nel 1918. Fin da giovane l’artista vaga con il padre per la Sicilia a decorare chiese e ambienti, fino a quando nel 1938 lascia la sua terra di origine per prendere parte, alla campagna militare in Africa. In prigionia, attorno agli anni ’40, l’artista conosce il pittore romano Cesare Stiavelli con il quale inizia una proficua collaborazione artistica incentrata sulla tecnica dell’acquerello. Nel 1946 Amore rientra in Italia dove a Roma conosce Giacomo Balla.
Nel 1950, l’artista torna in Sicilia per un breve soggiorno a Centuripe, un paesino siciliano noto per le miniere di zolfo, dove scende a ottocento metri di profondità assieme ai minatori per ritrarli nei momenti di riposo. Agli inizi degli anni ’50, durante i suoi viaggi tra Roma e la sua terra d’origine, l’artista si dedica al tema dei “Carrettieri Siciliani” (1951-1960). Nel 1955 Amore espone in una personale alla Galleria del Vantaggio della Capitale, i suoi disegni e suoi schizzi. Nello stesso periodo l’artista lavora alla serie delle “Capre Omeriche” (1955-1960) e alla tela “Dolore” che sarà terminata nel 1960, per essere poi ripresa nel “Periodo Sardo” con alcune modifiche strutturali alla composizione.
Nel 1964 dopo una fortunata personale, intitolata “Ecce Homo” alla Galleria Anthea di Roma, Antonio Amore decide di trasferirsi in Sardegna spinto sull’Isola dalle suggestioni del libro di viaggio “Mare e Sardegna” dello scrittore inglese D.H. Lawrence e tirandosi dunque fuori dal mondo istituzionalizzato dell’arte. Giunto nell’isola l’artista prende dimora nella casa cantoniera di S’Isteddu, sui monti del Mandrolisai, dove inizia la ricerca di un espressione sarda nella sua pittura.
Nel 1971 si svolge la prima personale di Antonio Amore in Sardegna all’Associazione Amici del Libro di Cagliari. In mostra tutte le opere realizzate finora sul mondo pastorale sardo, compresi gli studi preparatori di “Opposizione Antropomorfica” e il ciclo de “Le Cadute” (1967-1971). Attorno alla fine deglianni sessanta l’artista forma insieme a Luigi Taras e Aurelio Mereu il “Gruppo di Santulussurgiu” che si presenta nel 1975 a critica e pubblico con i suoi lavori di ricerca pittorica comune. Con la fine degli anni settanta, ma sopratutto dopo la nascita della tela “Tramonto” si conclude il periodo artistico di Amore ispirato più schiettamente alla “tradizione pastorale”. Nel marzo del 1982, infatti, nella seconda personale a Cagliari presso la galleria La Bacheca, accanto alle opere della “rinascita in Sardegna”, trovano spazio nel percorso espositivo, quelle legate ai fatti di cronaca del periodo, come ad esempio “Non vi voglio ai miei funerali”(1981) ispirata all’oscura vicenda del rapimento di Aldo Moro.
Nella prima metà degli anni ’80 Antonio Amore si dedica ai Trittici, una serie di sette composizioni che mettono in tragica contrapposizione i Cristi degli anni romani con le pecore ormai palesemente antropomorfizzate. Dal 1982 l’artista lavora, infatti, al motivo pecora ironico-dissacrante. Nel 1987 nasce poi il sodalizio artistico con Lello Porru, artista di Sanluri, da cui si originano opere in terracotta come “Bustianu”, le “Pecore Trafitte”, due “Crocifissioni” e alcuni bassorilievi. Tutte le opere realizzate nello studio di Porru, verranno fuse successivamente in bronzo a Verona nel 1992. Chiudono la fase di collaborazione con l’artista di Sanluri, le opere datate 1993 “Comment’e Paolina”, “L’Uomo Membra” e il “Bouquet” di pecore che si autodivorano, emblemi di egoismo e voracità mandibolare.
L’ultima fase creativa dell’artista, quella che va dal 1995 agli anni 2000, è caratterizzata da una ripresa del tema “Ecce Homo”. Infine, con la presa di possesso dello strumento fotografico, Amore apre un ultimo affascinante scenario: partendo, infatti, dalle opere prodotte, l’artista comincia ad assemblare le immagini e i diversi oggetti che hanno caratterizzato una vita impregnata d’Arte in continua evoluzione.